https://www.worldphoto.org/sony-world-photography-awards/winners-galleries/2021/professional/finalist-ampelio-and-i-luigi

Dopo mesi di ricerche ho ritrovato un malandato album di fotografie
di uno zio appassionato fotografo vissuto, come me, lungo le rive del fiume Po alla fine dell’ottocento e nei primi anni del novecento.
Dopo che si è tolto la vita nella sua camera oscura nel 1942 è stato distrutto tutto di ciò che gli apparteneva ed aveva prodotto, fotografie comprese.  Entrambi dalla provincia ci siamo spostati nella città di Milano dove ci siamo formati ed abbiamo  conosciuto ed approfondito lo studio della fotografia. Quando ho avuto tra le mani queste poche sbiadite fotografie mi sono chiesto come valorizzarle e come potevo ridare voce a questo sconosciuto antenato.
Nella Primavera del 2020, all’inizio del lockdown, ho pensato di proiettare le sue immagini nel nostro comune paesaggio di appartenenza della bassa parmense  come se il suo sguardo riaffiorasse dentro il mio.  
Sono state riprese complesse ed emozionanti, rivedere i suoi paesaggi e gli sguardi che lui ha incrociato e fotografato emergere dal paesaggio e fondersi nel mio linguaggio fotografico  è stata un esperienza toccante.
Sono perlopiù riprese realizzate nelle terre dentro gli argini del fiume Po  che ho immaginato
come una lunga ed infinita camera oscura che potesse far riemergere questo sguardo latente. 
Fare questa ricerca mi ha connesso ancora più profondamente con gli antenati che mi hanno preceduto e con l’idea di essere parte del flusso di vita che scorre dal passato e si proietta nel futuro.

 After months of searching, I found a scruffy old photo album. It belonged to an uncle who, like me, was a passionate photographer. He had lived along the banks of the Po around the end of the 19th and beginning of the 20th century. After taking his own life in his darkroom in 1942, everything that belonged to him and that he had produced, along with his photographs, was destroyed. 
Our backgrounds were similar. Both originally from the country, we moved to Milan to become not just photographers but keen students of photography. Once I had those few faded photographs in my hands, I wondered how I could make them count and give voice to this unknown ancestor. 
In the Spring of 2020, at the beginning of the Italian lockdown, I came up with the idea of projecting his photos onto our shared landscapes in the Bassa Parmense (the Parma lowlands), as if his gaze resurfaced within mine.
They were complex and exciting shots. The places and faces he encountered and photographed emerged from the landscape and merged into my photographic language. Seeing his life this way was a moving experience. 
My project is mostly made up of shots taken in the spaces encompassed by the banks of the Po. The river has come to represent a metaphorical darkroom from whose long, endless waters this latent gaze has emerged.
Doing this research connected me even more deeply with my ancestors who preceded me and with the idea of being part of the flow of life that drifts from the past and projects itself into the future.